GIOVANNI PALATUCCI

SCHEDA BIOGRAFICA   

Nome e cognome: Giovanni Palatucci

Data e luogo di nascita: 31 maggio 1909, Montella (AV)

Data e luogo di morte: 10 febbraio 1945, campo di concentramento di Dachau

Occupazione: Questore a Fiume

Luogo di salvataggio: Fiume

Modalità di salvataggio: distruzione e contraffazione di documenti di ebrei

Onorificenze: Giusto tra le Nazioni (1990) e medaglia d’oro al Merito Civile (1995)

Sul dibattito intorno all’operato di Giovanni Palatucci: https://www.tramedimemoria.it/giardinodeigiusti/homepage/una-sezione-della-homepage/il-dibattito-sulloperato-di-giovanni-palatucci/

Fonte dell’immagine:https://it.gariwo.net/i/Giovanni_Palatucci_139.jpg

Giovanni Palatucci, il questore di Fiume che salvò numerosi ebrei.

Giovanni Palatucci nacque in Campania, a Montella (in provincia di Avellino) nel 1909; all’età di ventitré anni, nel 1932, si laureò a Torino in giurisprudenza; rinunciò però alla professione forense per entrare come funzionario nell’Amministrazione della Pubblica Scurezza. Nel 1936 prese servizio nella Regia Questura di Genova. Dal febbraio al maggio del 1937 frequentò a Roma la Scuola di Formazione per Funzionari della Polizia di Stato. Ritornato a Genova, fu traferito poi nel 1937 presso la Questura di Fiume.

Il 14 luglio 1938 venne diffuso il Manifesto degli scienziati razzisti e, poco dopo, venne emanato il regio decreto legge Provvedimenti per la difesa della razza italiana. Gli ebrei della città di Fiume e dintorni (1600 persone circa) si trovarono quasi tutti privati della cittadinanza italiana. A Palatucci fu affidato il compito di schedare gli ebrei, controllarne i dati anagrafici e proibirne eventuali contatti con gli ariani. I viaggi degli ebrei verso le altre province italiane dovevano inoltre avere un visto di autorizzazione firmato da Palatucci.

Fu proprio grazie al suo lavoro che il Questore riuscì ad aiutare molti ebrei a lasciare la città di Fiume per spostarsi verso altre località.

Dal 1938 fino al 1943-1944, Palatucci conobbe la realtà dei tantissimi profughi ebrei (provenienti dall’Austria e poi da Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Croazia) che attraversavano di frequente i confini in modo clandestino pur di evitare l’internamento.

Rodolfo Grani, ebreo fiumano che conobbe personalmente Palatucci, lo ricorda come un “nobilissimo giovane cattolico” e racconta una sua azione di salvataggio del marzo 1939: ottocento ebrei dovevano entro poche ore essere consegnati alla Gestapo ma Palatucci avvisò tempestivamente Grani, il quale riuscì ad ottenere l’intervento del Vescovo Isidoro Sain, che nascose i profughi nella vicina località di Abbazia sotto la protezione del Vescovado.

Dal 7 giugno 1941, il territorio della provincia di Fiume fu ampliato, dopo l’aggressione delle Potenze dell’Asse alla Jugoslavia e in seguito al Trattato di Roma del 18 maggio 1941. Nella Prefettura di Fiume si organizzarono due uffici, l’Intendenza civile per i Territori annessi del Fiumano e della Cupa, e il Commissariato civile di Sussak, con competenza rispettivamente sulle aree interne e su quella costiera.   Nel 1941, la famiglia ebrea dei Conforty, dopo un viaggio da Zagabria a Ogulin – che era nel territorio occupato dagli italiani – vennero aiutati a raggiungere Fiume dall’ufficiale Antonio Bertone. Qui quest’ultimo li affidò a Palatucci, che fece dormire la coppia nella soffitta della questura e fornì loro documenti falsi. In seguito, nel 1942 il commissario di Fiume aiutò per una seconda volta i Conforty. “Ebbero i documenti che li definivano ‘internati liberi’ – racconta la figlia Renata, nata durante il periodo in cui i suoi genitori si nascosero – e riuscirono a raggiungere l’Italia, vicino Modena, dove portarono anche i nonni”.

Il  primo ottobre del 1943 fu istituita la Zona d’Operazioni del Litorale Adriatico e Fiume ne entrò a far parte. Il comando militare della città fu assegnato al capitano delle SS Hoepener. In quel momento, gli ebrei presenti a Fiume erano circa 3500, tra i quali molti provenivano dalla Croazia e dalla Galizia. In questo periodo, Palatucci si adoperò  nel tentativo di aiutare molte di  queste persone a fuggire, fornendo loro documenti falsi.

Nel maggio del 1943, arrivò a Fiume l’agente di polizia Guelfo Picozzi, restandovi per cinque mesi. Egli racconta di due salvataggi notturni cui partecipò, nell’estate del 1943, e grazie ai quali furono salvate circa cento persone:  “A dirigere l’attività e a smistare i permessi erano una crocerossina molto legata a Palatucci e il maresciallo Maione, suo braccio destro. Lui si esponeva poco, ma sapevamo che era il terminale di tutto. Con Palatucci ci si vedeva spesso per il caffè al bar Pancera, dove lui mangiava. Queste persone disperate che vedevamo arrivare le mandavamo in questura o anche lì, al bar, dove potevano incontrare Palatucci più riservatamente. Si vede che giungevano già con l’idea che avrebbero trovato qualcuno che potesse aiutarli”. Palatucci, insieme a suoi collaboratori, aveva costituito il cosiddetto “canale fiumano”.  Picozzi racconta che si ritrovavano in porticcioli sperduti alle tre di notte, dove li aspettava un amico di Palatucci proprietario di un peschereccio. “Io ho partecipato a due operazioni di questo tipo, ed era alla vigilia che la raccomandazione alla prudenza di Palatucci era più insistente. Lui non veniva, facevano tutto due crocerossine, in collegamento col maresciallo Maione. C’erano anche profittatori, ricordo; ognuno poteva imbarcare non più di 50 chili di bagaglio, e dovevano lasciare tanta roba a riva”.

Le testimonianze raccolte dimostrerebbero l’operato di Palatucci di salvataggio di numerosi ebrei attraverso omissioni nell’applicazione di norme, la trasmissione di dati informativi a ebrei in fuga per far loro evitare possibili situazioni rischiose, la presentazioni di ebrei a interlocutori amici, coperture di varia natura, inclusa la consegna di documenti non autentici (come permessi di transito e passaporti), l’ideazione di itinerari di salvezza con il supporto di terzi (come lo zio, vescovo di Campagna, che fece giungere nella sua diocesi gli ebrei profughi).

Nella notte del 13 settembre 1944, Palatucci venne arrestato su ordine dell’autorità nazista con il reato di alto tradimento; egli fu interrogatoe torturato ma non fece alcun nome. Per circa un mese, fu rinchiuso nel carcere di Trieste e da qui venne deportato al KZL (Konzentrationslager) di Dachau. ove giunse il 22 ottobre del 1944. Con il numero di matricola 117826 tatuato sul braccio, fu assegnato alla baracca 25. Indossò una casacca con un piccolo triangolo rosso avente al centro la lettera “I” di “italiano”. Morì per tifo petecchiale il 10 febbraio 1945 all’età di 36 anni, anche se Giuseppe Gregorio Gregori, compagno di baracca del reggente, ha affermato che il decesso potrebbe essere stato provocato da un’iniezione letale, dal momento che l’epidemia aveva colpito alcune baracche ma non quella di Palatucci. Il corpo dell’ex reggente della Questura di Fiume venne poi gettato nella fossa comune posta nell’area della collina di Leiteberg.

Nel 1990, lo Yad Vashem di Gerusalemme lo ha riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” e cinque anni più tardi lo Stato italiano gli ha attribuito la Medaglia d’oro al Merito Civile. Nel 2000, inoltre, papa Giovanni Paolo II lo ha annoverato tra i martiri del XX secolo.

Nel 2013 il Centro “Primo Levi”ha messo in discussione l’operato di Palatucci, aprendo un dibattito sulla veridicità delle vicende legate all’operato del Questore, che ha portato lo Yad Vashem a riesaminare i documenti e a confermargli, nel febbraio del 2015, il titolo di “Giusto tra le Nazioni”.

A Giovanni Palatucci sono dedicati la Questura di Brindisi, il parco pubblico principale della Città di Nettuno, in provincia di Roma, un viale cittadino e la locale sezione della Associazione Nazionale Polizia di Stato a Caggiano (SA), una piazzetta nel centro storico di Padova, davanti alla questura, e una via di Montelupone (MC).

Presso l’ex convento di San Bartolomeo di Campagna, in provincia di Avellino, è stata allestita una mostra permanente dedicata a Giovanni Palatucci e alla vicenda degli ebrei internati a Campagna . Il 9 febbraio 2017, inoltre,  è stato inaugurato il Giardino dei Giusti di Campagna (SA), situato all’interno Museo della Memoria e della Pace – Centro Studi “Giovanni Palatucci”. Durante la cerimonia è stato piantato un albero di magnolia in ricordo di Giorgio Perlasca e Giovanni Palatucci – “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato numerosi ebrei dalla persecuzione fascista.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO

Sulla figura e sull’opera di Giovanni Palatucci:

M. BIANCO, A. DE SIMONE PALATUCCI, Giovanni Palatucci. Un olocausto nella Shoah, Montella (AV), Dragonetti 2003.

IDD., Un Giusto e un Martire cristiano, La scuola di Pitagora, Napoli 2013.

P. MORAČA, “I crimini commessi da occupanti e collaborazionisti in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, in E. COLLOTTI (a cura di), L’occupazione nazista in Europa, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Roma, Editori Riuniti 1964.

U. PACIFICI NOJA, S. PACIFICI NOJA, Il cacciatore di Giusti. Storie di non ebrei che salvarono i figli di Israele dalla Shoah, Cantalupa (Torino), Effatà Editrice 2010.

L.PICCIOTTO, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, Torino, Giulio Einaudi Editore  2017.

N. PIROZZI, La Shoah italiana. Cilento-Auschwitz sola andata, reperibile all’indirizzo: http://www.nicopirozzi.it/admin/files/14969399503_Nico.pdf

ID., “Quegli ebrei da salvare, dal Sele all’Ungheria”, Il Mattino, 14/10/2013, reperibile all’indirizzo: http://www.nicopirozzi.it/admin/files/144168682613_Nico.Pirozzi.MATTINO%2014102013.pdf

S. PITRELLI, “Giovanni Palatucci: intervista allo storico Michele Sarfatti”, in L’Huffington Post, 20.6.2013, reperibile all’indirizzo: http://www.huffingtonpost.it/2013/06/20/giovanni-palatucci-intervista-sarfatti

POLIZIA DI STATO, Giovanni Palatucci, il poliziotto che salvò migliaia di ebrei, Roma, Laurus Boruffo 2002.

V.G. RAIMO, A Dachau, per amore. Giovanni Palatucci, Montella, Dragonetti 1992.

M. SHELAH,Un debito di gratitudine. Storia dei rapporti tra l’Esercito italiano e gli ebrei in Dalmazia (1941-1943), Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, Rodorigo editore 2009.

Database e storie dei Giusti dello Yad Vashem: dbyadvashem.org

https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/97847

Film: F. COSTA, Senza confini. Storia del commissario Palatucci, Rai Fiction, 2001.

Testimonianza di Guelfo Picozzi: https://www.avvenire.it/agora/pagine/due-barche-di-ebrei-per-palatucci

Per le indicazioni bibliografiche sul dibattito intorno all’operato di Giovanni Palatucci: il dibattito.

Su Giovanni Palatucci e il campo d’internamento della città di Campagna:

S. CAPOGRECO,I campi del duce, L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Torino, Giulio Einaudi 2004.

G. FRESOLONE, M. NAIMOLI (a cura di),Giovanni Palatucci e gli ebrei internati a Campagna. Memorie, rappresentazioni e nuove ricerche, Roma, Edizioni dell’Università Popolare (EdUP) 2017.

Sito web sugli ebrei stranieri internati in Italia: www.annapizzuti.it

Risorse web sul campo d’internamento di Campagna:

https://www.ecampania.it/salerno/itinerari/campo-internamento-campagna-luogo-pace-e-memoria

https://napoli.repubblica.it/dettaglio/campagna-citta-dei-giusti/1432702

http://www.salernotoday.it/cronaca/ebrei-campo-concentramento-campagna.html

Video sugli ebrei a Campagna (1940-1943): https://www.youtube.com/watch?v=pCbLgv683v8&feature=youtu.be

Risorse web sul Museo della Memoria e della Pace e sul Giardino dei Giusti di Campagna (SA):

http://www.museomemoriapalatucci.it/museo/

https://it.gariwo.net/giardini/giardino-di-campagna/campagna-17904.html