Il nostro Giardino coltiva le storie dei Giusti di differenti paesi e momenti storici.
Vi sono onorati uomini e donne che hanno protestato contro la Shoah o ne sono stati vittime, salvato degli ebrei durante l’Olocausto, militato nella Resistenza contro il nazifascismo, combattuto la mafia, impiegato la propria vita opponendosi alle dittature e ai fondamentalismi nel mondo.
VITTIME DELLA SHOAH
Sissel Vogelmann è una delle numerose giovani vittime della Shoah. A soli otto anni, è arrestata a Sondrio e deportata nel campo di Auschwitz, ove viene mandata subito in una camera a gas insieme alla madre Anna Disegni.
VOCI DI PROTESTA CONTRO LA SHOAH
Jan Karski durante il secondo conflitto mondiale è stato un esponente della resistenza polacca, militante nell’Armia Krajowa (Esercito Nazionale), con l’incarico di far conoscere alla comunità internazionale la situazione del proprio paese e la tragica realtà dei centri di sterminio degli ebrei.
Armin Theophil Wegner è stato un attivista tedesco che ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sui genocidi compiuti nel Novecento contro gli armeni in Turchia e gli ebrei di tutta Europa.
LOTTA ALLA SHOAH DURANTE IL NAZIFASCISMO
Oberdan Bardoni, il Giusto che salvò la famiglia Di Veroli. Fabbricante di reti per letti e antifascista della prima ora, apre la propria casa ai Di Veroli, scampati alla “razzia” degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943, mettendo a rischio l’incolumità propria e della sua numerosa famiglia, salvandoli così dalla deportazione.
Gino Bartali, noto ciclista italiano specialista delle grandi corse a tappe, dopo l’occupazione tedesca in Italia nel settembre 1943 ha rivestito un ruolo molto importante nel salvataggio di centinaia di ebrei italiani e non.
Il Colonnello Antonio Bertone è stato un ufficiale italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale ha salvato delle famiglie ebree (tra cui quella dei Conforty) dalla deportazione aiutandole a procurarsi documenti falsi.
Giovanni Borromeo è stato un medico italiano che ha ottenuto il titolo di “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato la vita a numerosi ebrei romani inventando, per ricoverarli, una malattia infettiva inesistente, che ha chiamato, con spirito ironico, “Morbo di K”.
Giorgio ed Emilia Cabrusà sono stati due coniugi dichiarati “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato numerosi ebrei romani (tra cui la famiglia Modigliani) dalla “razzia” del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, fornendo loro rifugio e documenti falsi.
La città di Campagna è un comune italiano in provincia di Salerno, decorato con medaglia d’oro al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale.
Suor Ferdinanda (al secolo Maria Corsetti) ha ricevuto insieme alla sua collaboratrice Suor Emerenziana (Anna Bolledi) il titolo di “Giusto fra le Nazioni” per il ruolo assistenziale in favore degli ebrei svolto nel Convento delle Suore di San Giuseppe di Chambéry della Comunità del Casaletto di Roma nel corso dell’occupazione tedesca della Capitale durante il secondo conflitto mondiale.
Americo Cucciniello è stato una guardia di pubblica sicurezza che negli anni della Seconda Guerra Mondiale ha partecipato, come stretto collaboratore e autista del questore di Fiume Giovanni Palatucci, a diverse operazioni “non ufficiali” a favore degli ebrei, dirottandoli in nazioni dove potessero ritenersi salvi.
Giulia (detta Giugiù) De Marco è stata insignita del riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” insieme ai propri genitori per aver ospitato, salvandola così dalla deportazione, la famiglia Dente nella propria casa di Atessa (in provincia di Chieti) durante la Seconda Guerra Mondiale.
I Giusti di San Gioacchino (Don Antonio Dressino, Suor Margherita Bernès, Pietro e Giuliana Lestini) sono quegli uomini e quelle donne dichiarati “Giusti tra le Nazioni” per aver procurato rifugio e beni di prima necessità a numerosi ebrei e oppositori politici, nascondendoli nella Chiesa di San Gioacchino di Roma, nel quartiere di Prati.
Calogero Marrone, un funzionario al servizio dell’uomo. Proveniente da una famiglia della media borghesia siciliana, grazie al proprio posto di capo dell’Ufficio anagrafe di Varese riesce a rilasciare centinaia di falsi documenti d’identità a ebrei e antifascisti. Tradito da una delazione, è torturato nel carcere di Varese e deportato nel campo di concentramento di Dachau, ove muore di tifo nel 1945.
Mario Milesi, direttore della filiale di Frosinone dell’azienda Società Anonima Farmaceutica Italiana Russi & C. SPA, ha nascosto durante il secondo conflitto mondiale, nella propria casa di Roma, in via Taranto, la famiglia di Vito Russi, di origine ebraica, salvandola così dalla deportazione.
Giovanni Palatucci è stato un poliziotto italiano deportato e poi morto a Dachau in Germania, che come questore di Fiume si è adoperato per salvare numerosi ebrei dalla persecuzione nazista e per questo è stato dichiarato “Giusto tra le Nazioni”. Sul suo effettivo operato si è aperto nel 2013 un dibattito che ha portato l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme a riesaminare la documentazione e a confermare l’onorevole riconoscimento alla memoria di Giovanni Palatucci.
Alberino Palumbo è stato un attendente del questore di Fiume Giovanni Palatucci che per un anno, dal 1943, su richiesta di quest’ultimo, ha accompagnato numerosi ebrei, con falsi documenti e falsi salvacondotti, a Borgo Marina ed in altri porti dell’Istria, facendoli sfuggire alla deportazione.
Arturo Paoli è stato un sacerdote italiano che ha speso la propria vita prodigandosi per gli ultimi, in svariate parti del mondo. Ha ricevuto il titolo di “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato, nel 1944, a Lucca, la vita di Zvi Yacov Gerstel e di sua moglie, e la Medaglia d’oro al merito civile per il suo operato.
Giorgio Perlasca è stato un commerciante italiano che nel 1944, nel corso del secondo conflitto mondiale, sia finto Console generale di Spagna, salvando in tale veste la vita di oltre cinquemila ebrei ungheresi.
Alberto e Clelia Ragionieri sono due coniugi italiani dichiarati “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato la vita alla famiglia ebrea dei Piperno, nascondendoli nella propria casa.
Albertino Remolino è stato, da giovane attendente al servizio del questore di Fiume Giovanni Palatucci, un “inconsapevole postino”, che ha collegato, aggirando i limiti imposti dalla censura, gli ebrei internati a Campagna con i loro familiari residenti in Dalmazia.
Gino ed Esterina Scarlatti sono stati dichiarati “Giusti tra le Nazioni” per aver nascosto nella propria casa, durante il secondo conflitto mondiale, la famiglia ebrea dei Della Torre, salvandoli così dalle persecuzioni nazifasciste.
Giovanni Serini non ha mai ricevuto onorificenze ufficiali. Egli è stato un uomo semplice e Giusto, un militare che, dopo esser stato catturato dai tedeschi, ha rinunciato a tornare in Italia dalla sua famiglia per salvare il giovane Alberto Sed, conosciuto nel campo di concentramento di Dora, nel cuore della Germania.
Luciano Serti, quando la cultura prepara alla vita. Professore al Liceo “Francesco Petrarca” di Trieste, si offre di aiutare la sua ex studentessa ebrea Bruna Levi Schreiber, espulsa da scuola per effetto delle leggi razziali del 1938, a studiare per affrontare l’esame di maturità da privatista, non esitando a mettere a repentaglio la propria carriera.
Capitano Emanuele Stagnaro è stato un comandante italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale è riuscito a salvare 1500 profughi ebrei imbarcati sulla sua nave “Esperia”, diretta ad Alessandria d’Egitto, con uno stratagemma: quando riceve un telegramma in cui gli viene ordinato di tornare subito in patria, fa prima approdare i profughi in un piccolo porto, fingendo di aver ricevuto l’avviso troppo tardi.
Raffaello Tani è stato un Maggiore della Guardia di Finanza che ha operato nella Resistenza ed è stato dichiarato “Giusto tra le Nazioni” insieme alla moglie Jolanda Salvi per aver salvato numerosi ebrei (tra cui la famiglia Ajò) durante il secondo conflitto mondiale.
Guelfo Zamboni, il console che salvò più di trecentocinquanta ebrei. Inviato nel 1942 a Salonicco in qualità di Console Generale d’Italia, Guelfo Zamboni ha salvato dalla deportazione nei campi di concentramento più di trecentocinquanta ebrei, producendo a Villa Olgas (il villino del Consolato) passaporti temporanei, lasciapassare e falsi certificati di nazionalità italiana; organizzò inoltre insieme al suo successore, Giuseppe Castruccio, una tradotta che da Salonicco consentì la fuga degli ebrei italiani verso Atene, salvandoli da Auschwitz.
Adele Zara, una donna piccola dal cuore grande. Vedova e capostipite di una numerosa famiglia, ha coraggiosamente ospitato e amorevolmente curato i Levi, ebrei triestini, durante la persecuzione nazi-fascista (1943-1945) e per questo è stata proclamata “Giusta tra le Nazioni” dallo Stato di Israele nel 1996.
RESISTENZA ITALIANA AL NAZIFASCISMO
Padre Placido Cortese è stato un frate francescano che con i suoi collaboratori ha salvato profughi ebrei e militari sbandati dopo l’8 settembre del 1943.
Salvo D’Acquisto è stato un vicebrigadiere dei Carabinieri che si è sacrificato per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della Seconda Guerra Mondiale, venendo fucilato nei pressi della Torre di Palidoro nel Lazio.
Silvia ed Eugenio Elfer sono stati due giovani fratelli ebrei antifascisti che, dopo essersi trasferiti con la propria famiglia austro-triestina a Roma, hanno scelto di combattere nelle file della Resistenza, al servizio della quale sono entrambi caduti nel 1944.
Pino Levi Cavaglione è stato un partigiano italiano di origine ebraica che ha partecipato attivamente alla Resistenza, diventando comandante militare nella zona dei Castelli Romani.
Marco Moscati è stato un partigiano ebreo, compagno d’armi e amico fraterno di Pino Levi Cavaglione, che è stato ucciso a soli ventisette anni nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944.
Carlo Orlandi è stato un comandante navale che, al comando della “Camogli” della Regia Marina Militare, ha coraggiosamente soccorso nel 1940 i superstiti del “Pentcho”, un’imbarcazione naufragata su uno scoglio del Mar Egeo con 500 ebrei a bordo.
VITTIME E OPPOSITORI DELLE DITTATURE NEL MONDO
Enrico Calamai è stato un diplomatico italiano che ha operato in difesa dei diritti umani in Cile e in Argentina al tempo delle dittature militari di Pinochet e Videla, aiutando molti oppositori politici (italiani e non) a fuggire in Italia.
Franca Jarach era una giovane studentessa argentina, desaparecida; fatta sparire dai militari nel 1976 a soli diciott’ anni, era figlia di vera Vigevani Jarach, ebrea di origine italiana che nel 1938 era dovuta fuggire con la famiglia in America Latina a causa delle leggi razziali ed è poi diventata una delle “Madri di Plaza de Mayo”.
RESISTENZA ALLA MAFIA
Peppino Impastato è stato un giornalista e attivista italiano di Cinisi (in provincia di Palermo) impegnato nella lotta alla mafia; il suo cadavere è stato rinvenuto su dei binari ferroviari lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, il nove maggio 1978.
La madre di Peppino, Felicia Bartolotta Impastato, ha combattuto con l’obiettivo di far arrestare i responsabili della morte del figlio Peppino Impastato e al processo contro il boss Tano Badalamenti (poi condannato) ha fermamente accusato quest’ultimo di essere il mandante dell’omicidio del figlio.
Giuseppe Diana è stato un sacerdote cattolico, parroco di Casal di Principe (nei pressi di Aversa), che si è battuto contro la camorra e per la propria coraggiosa attività è stato assassinato a soli trentacinque anni nella sacrestia della sua Chiesa, mente si accingeva a celebrare la messa.
RESISTENZA AL FONDAMENTALISMO
Khaled Al-Asaad, archeologo di fama internazionale, nel 2015 ha pagato con la vita l’amore per Palmira: torturato dall’ISIS, ha preferito morire piuttosto che dare informazioni sulle opere e i tesori del patrimonio archeologico della propria amata città.
OPPOSITORI DEGLI ATTI DI GENOCIDIO
Paul Rusesabagina, l’eroe esiliato. Nato nel centro-sud del Rwanda, fa parte degli Hutu ma sposa, nel 1987, Tatiana, che invece appartiene ai Tutsi. Nel 1994, decide di occuparsi dell’hotel di cui è vicedirettore, nel momento in cui il resto dello staff scappa per l’incursione armata dei Tutsi. Proprio nell’albergo egli si adopera per salvare circa milleduecento persone. La vicenda di Paul, che oggi purtroppo vive in esilio lontano dal proprio paese, ha ispirato il film Hotel Rwanda, diretto dal regista George Terry.