PADRE PLACIDO CORTESE, UN FRATE NELLA RESISTENZA.

SCHEDA BIOGRAFICA

Nome e cognome: Placido Cortese

Data di nascita: Cherso (Quarnaro) il 7 marzo 1907

Data di morte: Trieste, novembre del 1944

Occupazione: frate francescano

Modalità di salvataggio: collabora con un’organizzazione della Resistenza (“FraMa”) per salvare prigionieri statunitensi, partigiani ed ebrei

Data della scomparsa: 8 ottobre 1944

Destino: morto per le torture della Gestapo

Onorificenze: attestato del generale Alexander, Croce di bronzo di Benes, intitolazione di una via a Padova, medaglia d’oro al merito civile

Fonte dell’immagine: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/fa/PlacidoCortese1933.jpg/440px-PlacidoCortese1933.jpg

Padre Placido Cortese è stato un frate francescano che con i suoi collaboratori ha salvato profughi ebrei e militari sbandati dopo l’8 settembre del 1943.

Placido nasce nel Quarnaro nel 1907, da Matteo e Antonia Battaia, primogenito di quattro figli; ordinato sacerdote il 6 luglio del 1930, celebra la prima messa nella sua Cherso, per poi giungere, nel 1937, a Padova per dirigervi il Messaggero di Sant’Antonio. Nel 1942, il giovane religioso è incaricato di fornire assistenza religiosa agli internati del grande campo di Chiesanuova, che, destinato dai fascisti ai prigionieri della seconda guerra mondiale, raccoglie sfollati sloveni e croati provenienti dalla Jugoslavia occupata.

Proprio nello svolgimento di tale attività, matura il coinvolgimento di Fra’ Placido: egli, conosciuto da tutti nel campo perché parla la lingua degli internati, porta loro cibo e pacchi dai familiari, nascondendoli sotto la tonaca. Dopo l’8 settembre 1943, quando l’Italia si ritira dal patto con la Germania e firma l’armistizio con gli angloamericani, il frate collabora a tempo pieno con un’organizzazione (detta “FraMa”, dal nome di due professori universitari antifascisti, cioè Franceschini e Marchesi) della Resistenza che tiene contatti con gli Alleati, organizza la fuga di prigionieri americani, mette in salvo ebrei destinati ai campi di sterminio, fornisce documenti falsi agli uomini delle Resistenza.

Tradito da una delazione, l’otto ottobre del 1944 scompare; egli è condotto nel bunker della Gestapo in piazza Oberdan a Trieste, ove è torturato a morte senza che egli faccia alcuna confessione; il suo corpo è stato probabilmente bruciato nel forno crematorio della Risiera di San Sabba. L’artista Marco Coslovich, sopravvissuto di Dachau, è stato anch’egli portato nel bunker della Gestapo a Trieste e ha raccontato di essere stato testimone delle torture di padre Cortese, suo vicino di cella: “Mi ricordo che nel bunker di piazza Oberdan c’ era un sacerdote, un certo padre Cortese di Padova. […] L’ ho notato perché ad un certo punto ci hanno portato tutti insieme in Questura e ci hanno tutti fotografati ed era la prima volta che vedevo questo padre Cortese che aveva tutta la schiena martoriata. Sulla giacca c’ era una grande macchia di sangue, l’avevano bastonato. Era una persona squisita”.

A Fra’ Placido sono giunte numerose onorificenze alla memoria: nel 1946, un attestato firmato dal generale Alexander come “gratitudine e riconoscimento per l’aiuto dato ai membri delle Forze Armate degli Alleati”; nel 1948, la Croce di Bronzo conferitagli dal presidente cecoslovacco Edvard Benes; nel 1951, il Comune di Padova gli intitola una via; nel 2017 viene conferita alla sua memoria la Medaglia d’oro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Nonostante tali riconoscimenti, si può dire però che per molto tempo tra i suoi confratelli sia calato il silenzio su questa figura esemplare della Resistenza, oggi comunque tornata alla luce: il 29 gennaio 2002, al Vescovado di Trieste, è cominciato infatti il “processo di beatificazione”, postulato da padre Tito Magnani, di Placido Cortese. Sul frate martirizzato dal nazismo, con un enorme ritardo di cui si scusa l’arcivescovo emerito di Gorizia P. Antonio Vitale Bommarco, che parla di “un grave peccato di omissione, mio e della Provincia Patavina di S.Antonio”, è uscito nello stesso anno un libro curato da padre Apollonio Tottoli.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO

I. PAOLUCCI, Assassinato dalla Gestapo (in un carcere a Trieste) il frate francescano direttore del Messaggero di S. Antonio, reperibile all’indirizzo: http://www.deportati.it/static/pdf/TR/2002/dicembre/12.pdf

A. TOTTOLI, Padre Placido Cortese vittima del nazismo. Ho soccorso Gesù perseguitato, Padova, Edizioni Messaggero Padova 2002.

http://www.anpi.it/donne-e-uomini/506/fra-placido-cortese

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https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/346652