Giorgio Perlasca, la “banalità del bene”.

Nome e cognome: Giorgio Perlasca

Luogo e data di nascita: Como, 31 gennaio 1910

Luogo e data di morte: Padova, 15 agosto 1992

Nazionalità: italiana

Professione: agente di commercio

Modalità di salvataggio: rilascio di salvacondotti spagnoli agli ebrei ungheresi

Principali onorificenze: 1989, Ungheria, Ordine della stella d’oro; 1989, Stato d’Israele, riconoscimento di Giusto tra le nazioni e cittadinanza onoraria israeliana; 1990, Grande ufficiale della Repubblica italiana; 1990, Stati Uniti d’America, riconoscimento dell’Holocaust memorial council e della Wallenberg Foundation; 1991, Spagna, Grande croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica; 25 giugno 1992, Repubblica Italiana, medaglia d’oro al valor civile.

Fonte dell’immagine: https://www.giorgioperlasca.it/wp-content/uploads/2014/04/x.jpg

Giorgio Perlasca, la banalità del bene.

Giorgio Perlasca decide di arruolarsi nel 1930 nelle Camicie nere e nel 1936 parte volontario per l’Etiopia; dopo essere tornato in Italia, decide di partecipare con le truppe di Benito Mussolini alla guerra di Spagna, durante la quale si occupa della trasmissione degli ordini fra settori dell’esercito franchista, approfondendo  così lo spagnolo. Tornato in Italia, il suo sostegno verso il regime fascista vacilla dopo l’allineamento italiano alla Germania, in particolare dopo le leggi razziali italiane (1938). Due mesi dopo essere stato richiamato (nel settembre del 1939) come sergente maggiore, ottiene una ‘licenza agricola’ illimitata. Nel 1942, Giorgio Perlasca è quindi inviato come rappresentante commerciale per la Saib, un’impresa di importazioni di carni, in Ungheria, dove si trasferisce senza la moglie (Romilda Del Pin, detta “Nerina”), la quale torna a Trieste.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, gli italiani in Ungheria devono presentarsi al ministero degli Esteri e decidere se scegliere di sostenere il regime fascista e venire internati in campi per i dissidenti politici o dichiararsi oppositori del regime fascista e quindi fare i conti con la possibile reazione tedesca. Vista l’impossibilità di un rientro in Italia, Perlasca decide di presentarsi alle autorità ungheresi, che lo internano campo di Kékes e poi in quello di Csákánydoroszló; approfittando di un permesso per visita medica a Budapest, riesce a fuggire. Grazie a un documento ricevuto al momento del congedo in Spagna, Perlasca trova rifugio presso l’Ambasciata spagnola, ricevendo un falso passaporto intestato a Jorge Perlasca, e inizia a collaborare con Sanz Briz, l’Ambasciatore spagnolo che assieme alle altre potenze neutrali presenti (Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano) sta già rilasciando salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica.
A fine novembre Sanz Briz deve lasciare Budapest per non riconoscere il governo filonazista di Szalasi; il giorno dopo, il Ministero degli Interni ordina di sgomberare le case protette perché è venuto a conoscenza del fatto ma Perlasca dichiara falsamente che in realtà l’Amabasciatore è impegnato in una missione diplomatica importantissima e riesce a convincere le autorità ungheresi che questi lo ha nominato suo sostituto in sua assenza. Nelle finte vesti di diplomatico regge quindi l’Ambasciata spagnola, riuscendo da “impostore” a proteggere, salvare e sfamare  migliaia di ungheresi di religione ebraica ammassati in “case protette” lungo il Danubio, rilasciando salvacondotti spagnoli sulla base di una legge promossa nel 1924 da Miguel Primo de Rivera, che riconosce la cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei di ascendenza sefardita nel mondo. L’operazione organizzata da Perlasca gli permette di portare in salvo 5218 ebrei ungheresi.

Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, Giorgio Perlasca viene fatto prigioniero e, liberato dopo qualche giorno, torna in Italia, riprendendo la sua vita senza raccontare a nessuno quanto ha fatto. Un giorno, negli anni ’80, alcune ebree ungheresi si mettono alla ricerca del loro salvatore e lo rintracciano a Padova, svelando così la sua storia. Dopo la sua morte, avvenuta il 15 agosto 1992, Giorgio Perlasca è sepolto nel cimitero di Maserà. Sulla sua lapide, per sua volontà, è presente l’iscrizione:”Giusto tra le Nazioni” in ebraico.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO:

E. DEAGLIO, La banalità del male. Storia di Giorgio Perlasca, Milano, Feltrinelli 1991

M. DISSEGNA, “Perlasca, Giorgio”, in Dizionario biografico degli italiani, LXXXII (2015), reperibile all’indirizzo: http://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-perlasca_(Dizionario-Biografico)/

D. HALLENSTEIN, C. ZAVATTIERO, Giorgio Perlasca: un italiano scomodo. Vita e avventura di un fascista che da solo salvò migliaia di ebrei, Milano, Chiarelettere 2010.

G. PERLASCA, L’impostore, Bologna, Il Mulino 1997.

S. ZERBINI, “La documentazione spagnola su G. P. e la sua opera umanitaria in favore degli ebrei ungheresi”, in Spagna contemporanea, 2006, n. 30, pp. 171-195.

Perlasca: un eroe italiano, film per la televisione di Alberto Negrin (2002).

Sito della Fondazione Giorgio Perlasca: www.giorgioperlasca.it.