Luciano Serti: quando la cultura prepara alla vita.

SCHEDA BIOGRAFICA

Nome e cognome: Luciano Serti

Data di nascita: Trieste, 1903

Data di morte: Gorizia, 1989

Nazionalità: italiana

Professione: insegnante di Italiano e Latino

Attività: dà lezioni a una studentessa ebrea privatista, esclusa dalla scuola per le leggi razziali

Luciano Serti: quando la cultura prepara alla vita.

Nell’ottobre del 2018, in occasione degli ottanta anni delle leggi razziali promulgate dal regime fascista e annunciate  il 18 settembre 1938 da Mussolini in Piazza Unità a Trieste, è stata allestita, nella prestigiosa sede del Museo Sartorio del capoluogo giuliano, la mostra “Razzismo in cattedra. Il Liceo F. Petrarca di Trieste e le leggi razziali del 1938”, che è stata realizzata dagli studenti di una classe del liceo suddetto in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste, il Museo ebraico “Carlo e Vera Wagner” di Trieste e l’Archivio di Stato di Trieste. La mostra è stata dedicata alle leggi razziali e alle conseguenze che queste hanno avuto su docenti e studenti ebrei. “Hanno fatto loro tutto il lavoro – ha raccontato la docente Sabrina Benussi, che è anche la regista di un pregevolissimo video realizzato con i ragazzi – affrontando le ricerche, confrontandosi con i testimoni che si sono entusiasmati di fronte a tanta serietà e abnegazione”. Il risultato è un percorso immersivo di grande impatto, che parte dalla circolare del 26 aprile 1937, laddove si invitava a chiamare “fratelli” e/o “sorelle” soltanto gli “italiani”, fino ad arrivare all’espulsione dalla scuola di Bruna Levi Schreiber nel 1938 e di sua sorella Fulvia.

In un contesto così ignominioso come quello  delle leggi razziali non sono mancate però persone che non hanno avuto paura di fare la cosa giusta. Un fulgido esempio di umanità e cultura ispirato all’antifascismo e alla fiducia nei valori di una civiltà democratica è incarnato dal professor Luciano Serti (Trieste, 1903 – Gorizia, 1989), allora docente del Liceo “Francesco Petrarca” di Trieste.

Il professor Serti, infatti, si offre di aiutare la studentessa ebrea Bruna Levi Schreiber (cui egli ha insegnato durante il primo anno di Liceo) a studiare per affrontare l’esame di maturità da privatista. Bruna, per effetto delle leggi razziali, è stata espulsa dalla scuola e così il docente si offre di darle lezioni private completamente a titolo gratuito, a casa propria, durante l’anno scolastico 1938-1939.

“Sono lezioni di Letteratura, di Latino ma soprattutto lezioni di vita”, ci ricorda Luisella Schreiber Segrè, la figlia di Bruna, “perché la mamma si rendeva perfettamente conto che quelle lezioni le venivano date a rischio della carriera e rappresentarono per lei un lume, seppur debole, in un mondo di tenebre capace di farle intravedere che al di là del buio poteva esserci ancora la luce. C’è una lettera che il professor Luciano Serti scrisse alla mamma subito dopo gli esami. Una velina sottile in cui i tratti di penna si sono un po’ scoloriti per il tempo,ma che ha tutta la forza e lo spessore di una ‘grande’ lettera”.

Non possiamo non riportare la suddetta missiva, notevole per gli accenti di idealità civile e la fiducia nella fratellanza umana che la caratterizzano.

Trieste, 1 agosto 1939 [da notare che non c’è la data fascista]
Mia cara Bruna, grazie della tua lettera, grazie del ricordo con cui hai voluto accompagnarla. A tutto il bene che tu dici di me non posso che opporre una sola gran lode, Bruna cara: quella di esserti io debitore di una delle cose più belle che si possa fare nella vita: la gioia che tutto quanto facciamo non sia inutile, che qualche cosa rimanga nel cuore e nella memoria di chi ci sta vicino e che noi prepariamo alla vita, che è sì lotta e guerra ma che ha anche una faccia bella e luminosa che sarà tanto più duratura quanto più tutti ci sentiamo fratelli, uniti dal vincolo santo della bontà. Rileggi qualche passo della “Ginestra” e comprenderai quanto a questa umana solidarietà il grande Leopardi aspirava. Ti sia nella tua esistenza sempre caro questo poeta, cari tutti i pensatori che ci hanno preparato a comprendere il Vero e il Bello. A te tutti i miei auguri più affettuosi e l’offerta della mia duratura amicizia.
Tuo affettuosissimo
Luciano Serti 

Nel 1999, in occasione della scomparsa del professor Sarti, su richiesta dell’Associazione degli ex studenti del Liceo Petrarca, Bruna ha scritto una lettera per ricordare il suo docente. “Fra l’una e l’altra erano trascorsi sessant’anni, una vita”, sottolinea Luisella, “eppure il ricordo e l’impronta che Lui aveva lasciato nella mamma erano rimasti intatti: l’unica cosa bella che le era rimasta del suo Liceo”.

Riportiamo di seguito il testo della lettera.

Trieste, 24 aprile 1999
Due occhi neri, da furetto, saettanti in ogni direzione… non ti potevi salvare!!! Una carnagione liscia e rosea… una statura… beh, lasciamo perdere! Alto non era di certo, ma come tutti i piccoli, imperversava! Oh se imperversava! La voce ritmata, dolce e suadente, che recitava la vicenda di Paolo e Francesca, diveniva aspra e terribile nei spesso ingiustificati rimproveri! Volava il mazzo di chiavi, fino in fondo alla classe! Parlo male del Prof. Luciano Serti, il mio professorino di latino e di italiano? Mai più! I rimproveri erano sempre giustificati e giustificabili, almeno dal Suo punto di vista! Allora, bisognava recepire e poi studiare veramente e poi veramente sapere! La Scuola lo esigeva. E Lui, il Prof. Serti, ERA la Scuola! La classe era il Suo mondo! Noi ragazze, eravamo il Suo mondo! Ci amava tutte. Ci voleva perfette; alla Sua altezza! (intellettuale e morale, naturalmente!!) Era chiaro e preciso nelle spiegazioni, e chiarezza e precisione voleva da noi. Il mio primo tema di italiano, per Lui, era infarcito di parole fiorite, di frasi altisonanti, in perfetto stile… fascista. (Con la Nerina Slataper, l’anno precedente, andava benissimo!) Il Prof. Serti tagliò tutto il foglio e vi annotò: “Vuota retorica!”. Aveva ragione, naturalmente. Tentai di adeguarmi, ci sarei forse riuscita, ma le “leggi razziali”, che dopo quel primo anno di Liceo mi buttarono fuori dalla Scuola, me lo impedirono. A queste leggi razziali, però devo il fatto di aver idealizzato al massimo il Prof. Serti: forse le Sue spiegazioni non erano poi così chiare e precise, come ho detto; forse i suoi scatti d’ira erano davvero eccessivi! Ma vorrei farvi capire che per tutto il resto della mia vita Egli è rimasto per me il più valido ricordo e l’unico simbolo del mio Liceo! Alla fine di quello stesso anno scolastico 1938/39 superai l’esame di maturità come privatista: ci era ancora concesso! Durante i mesi di preparazione e di studio mi rivolsi per aiuto (lezioni di latino e di italiano) al Prof. Serti: non avrei voluto nessun altro; trascorsi lunghe ore in casa Sua con Cicerone, Livio, Tacito; con Dante, Leopardi, Carducci. Quando Gli chiesi l’onorario delle Sue lezioni, mi rispose: “Neanche un soldo! Non voglio guadagnare io al posto dei professori ebrei, che hanno perso il loro lavoro e il loro pane!”. Questa era il Prof. Serti: un piccolo, grande uomo; una vasta e liberale cultura; una fervida intelligenza; un cuore generoso!

Bruna Levi Schreiber 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO

L. SCHREIBER SEGRÈ, Questa mia pazza fede nella vita. Storia di una famiglia ebraica triestina dal fascismo alla seconda guerra mondiale, Trieste, Luglio Editore 2011.

https://friulisera.it/al-teatro-miela-di-trieste-verra-presentato-mercoledi-prossimo-il-documentario-1938-vita-amara-di-sabrina-benussi/

Documentario: 1938 Vita amara, girato dalla professoressa Sabrina Benussi.